Il panorama delle pratiche meditative è vasto e particolare rilievo rivestono gli insegnamenti della filosofia buddhista, in cui la meditazione sul corpo occupa un ruolo centrale. Questa forma di meditazione è una delle più antiche e fondamentali nel Buddhismo, con radici profonde nelle tradizioni Theravāda e Mahāyāna. In questo articolo, ne esploreremo il significato e l'importanza come oggetto di contemplazione nel percorso spirituale buddhista.
L'Essenza della Meditazione sul Corpo
Conosciuta come "Kāyagatāsati" in Pali e "Kāyasmṛti" in Sanscrito, implica una riflessione profonda e consapevole sul proprio corpo. Questa pratica non si concentra sulla bellezza esteriore o sulla forma fisica, ma piuttosto sull'esperienza interiore del corpo. L'obiettivo principale è sviluppare una comprensione chiara e penetrante della natura effimera, insoddisfacente e impermanente del corpo umano.
Al contempo viene sviluppata l'abilità all'immobilità che è un ingrediente essenziale per ritrovare la quiete e la pace interiori che contribuiscono enormemente nella crescita personale.
Il Buddha e la Meditazione sul Corpo
Il fondatore del Buddhismo, Siddhartha Gautama (noto come il Buddha) vi dedicò una parte significativa della sua ricerca spirituale. Prima di raggiungere l'illuminazione sotto l'albero della Bodhi, il Buddha sperimentò molte forme di meditazione, compresa quella sulla respirazione e quella sulla decomposizione del corpo. Queste pratiche lo aiutarono a sviluppare una profonda comprensione della sofferenza e dell'impermanenza, che sono due delle Quattro Nobili Verità fondamentali del Buddhismo.
La Decomposizione del Corpo
Una delle pratiche più simboliche nel contesto della meditazione sul corpo è la contemplazione della decomposizione del corpo. Questa meditazione implica la visualizzazione della decomposizione graduale del corpo umano dopo la morte. Si riflette sulla trasformazione del corpo in scheletro, carne in decomposizione e infine in polvere. Questo esercizio mira a smantellare l'attaccamento all'aspetto fisico del corpo e a sviluppare un profondo senso di distacco.
La Respirazione Consapevole
Oltre alla meditazione sulla decomposizione, un altro aspetto cruciale è la respirazione consapevole (Ānāpānasati). In questa pratica, ci si concentra sulla sensazione della respirazione entrante e uscente, senza giudizio o desiderio di modificarla. La respirazione diventa un punto focale per coltivare la consapevolezza e la concentrazione.
Benefici della Meditazione sul Corpo
La meditazione sul corpo offre numerosi benefici spirituali e psicologici. Tra questi:
- Comprendere l'Impermanenza: La pratica aiuta a riconoscere la natura effimera e mutevole del corpo e, di conseguenza, a ridurre l'attaccamento alle cose materiali.
- Sviluppare la Consapevolezza: La meditazione sul corpo migliora la consapevolezza di sé e del proprio ambiente, aiutando a vivere più pienamente nel momento presente.
- Gestione dello Stress: La consapevolezza corporea può ridurre lo stress e l'ansia, contribuendo a un migliore stato di benessere.
- Coltivare l'Equanimità: La pratica porta a una maggiore equanimità, consentendo di affrontare le sfide della vita con calma e compassione.
Conclusioni
La meditazione sul corpo come oggetto di contemplazione nel Buddhismo è una pratica potente che mira a liberare gli individui dalla sofferenza attraverso la comprensione della natura impermanente del corpo. Il Buddha stesso ha sperimentato questa forma di meditazione, dimostrando la sua importanza nel percorso spirituale. La meditazione sul corpo non è solo una pratica buddhista, ma può anche essere adottata da chiunque cerchi una maggiore consapevolezza e una profonda comprensione della vita e della morte.
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disciplinata ai sensi L.4/2013
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Molte delle persone che mi si rivolgono per sessioni di Life Coach e meditazioni guidate arrivano con delle domande. Ascolto i problemi e nella maggior parte dei casi affermano che non stanno vivendo la vita dei loro sogni. Mancanza di denaro, sensazione di disfatta, pensieri ricorrenti del tipo “non ce la farò mai!” Per non parlare del senso di colpa legato alle questioni di soldi. Spesso mi sento chiedere consigli concreti su come guadagnare di più. Oppure, più in generale, su come attrarre abbondanza. A quel punto, di solito faccio un bel respiro. Poi mi alzo, vado allo scaffale bianco con i miei libri preferiti, ne apro uno e mi metto a leggere Sri Aurobindo.
“Il denaro è il segno visibile di una forza universale che, nella sua manifestazione sulla terra, opera sui piani vitale e fisico ed è indispensabile alla pienezza della vita esteriore. Nella sua origine e nella sua azione vera, essa appartiene al Divino. Ma, come le altre potenze del Divino, quando viene trasmessa quaggiù, nell'ignoranza della natura inferiore, può venir usurpata per la soddisfazione dell'ego o detenuta da influenze asuriche (demoniache) e da queste sviata a loro vantaggio. Essa è veramente una delle tre forze - il potere, il denaro, il sesso - che ha maggiore attrazione sull'ego umano e sull'asura (demone), e la più generalmente mal posseduta e male impiegata da coloro che la detengono.”
Così si apre il quarto capitolo del libro “The Mother”, tradotto in italiano con "La Madre", di Sri Aurobindo. Una personalità importante quella di Aurobindo, filosofo e mistico indiano, scrittore e poeta, maestro di yoga, figura impegnata nella lotta per l’indipendenza dell’India. I suoi discepoli lo consideravano un Avatar, un’incarnazione dell’Assoluto. La profondità delle parole che ci ha lasciato avvalora questa visione. Ci toccano da vicino proprio in quanto semplici.
“Riconquistare il denaro per il Divino al quale appartiene e utilizzarlo divinamente per la vita divina è la via supermentale che il sadhaka deve seguire. Non dovete distogliervi dal potere del denaro con un indietreggiamento ascetico, dai mezzi che vi dà e dagli oggetti che vi apporta, né mantenere un attaccamento rajasico (egoista, sanguigno, collerico) per queste cose, o uno spirito di compiacenza che rende schiavi delle soddisfazioni che procura. Guardate semplicemente le ricchezze come una potenza che deve essere riconquistata per la Madre e posta al suo servizio. Tutte le ricchezze appartengono al Divino e coloro che le detengono ne sono i depositari e non i possessori.”
Potrei andare avanti a leggerlo per ore. Se non l’hai già fatto, ti consiglio vivamente di procurarti una copia di questo libro. Ti aiuterà a guardare le cose in prospettiva, ad uscire dagli schemi, dai sensi di colpa legati al denaro. E darà anche una risposta al famoso “come attrarre abbondanza”. Certo, potresti obiettare che le parole di un poeta fanno sembrare tutto bello e semplice. Quando però sta a noi fare delle scelte che riguardano il nostro campo economico, ecco che allora tutto si complica.
Ma da cosa dipende questo senso di inadeguatezza?
Da cosa deriva questo sentirci persi di fronte alle questioni di denaro? Ognuno di noi ha la sua storia personale, ma nella nostra cultura di origine siamo bene o male tutti accomunati da un preconcetto economico. Siamo infatti stati abituati a credere che le cose non cambiano. Anzi, siamo cresciuti con l’idea che non possono cambiare. Questo ci porta a coltivare la convinzione limitante del “mi devo accontentare”. Oppure il preconcetto del “se voglio qualcosa devo per forza fare fatica per ottenerlo.” Tutti approcci lontani dai metodi su come attrarre abbondanza.
Per fortuna, ho una buona notizia per te. L’abbondanza va oltre questi schemi mentali. Se noi ragioniamo per classi e ceti, l’Universo no. Infatti, la Natura non si muove per assecondare categorie sociali. Essa stessa è abbondanza e, come tale, non fa distinzione tra un insetto e un leone. Questo è uno degli insegnamenti più profondi di Sri Aurobindo. Metterlo in pratica significa comprendere di essere chiamati ad una missione. E questa missione implica il lottare per riappropriarci di ciò che è già nostro. Ma allora… se è tutto così semplice, perché non ci riesco? Dove sta l’inghippo? Come attrarre abbondanza?
L’inghippo è la nostra Mente. Il primo ostacolo che incontriamo in questa lotta interiore è rappresentato da noi stessi. Noi che ci lasciamo condizionare dalle esperienze vissute, dalle credenze acquisite. Abitudini, senso del dovere, preconcetti vari ci hanno indotti a dimenticarci che l’abbondanza è nostra per diritto di nascita. Cosa possiamo fare allora? Possiamo e dobbiamo lavorare per sciogliere in noi tutte quelle credenze, quelle memorie cellulari che ci tengono ancora lontani dall’abbondanza. Il processo non è semplice, ovvio. E implica molto lavoro interiore. Ma ne vale sempre e comunque la pena.
Una cosa importante. L’avrei voluta mettere all’inizio, ma mi sembra che qui abbia una presa maggiore. Quando parliamo di come attrarre abbondanza, non possiamo che chiederci anche cosa sia per noi l’abbondanza. Ricordati sempre che abbondanza è uno stile di vita. Significa sentire la pienezza in ogni cosa, facendo tutto con amore e per amore. Per questo l’abbondanza non si sviluppa attraverso la mente. Essa implica una nostra apertura. E soprattutto, desidera che noi ne siamo gli utilizzatori, non i possessori.
Non sono una consulente finanziaria, anche se per molti anni ho lavorato in uno studio di commercialista. E - sempre meglio ricordarlo - non sono una Psicologa, né una Psicoterapeuta. Posso semplicemente darti dei consigli di crescita personale sulla base del mio percorso. Fatta questa doverosa premessa… ti piacerebbe approfondire insieme l’argomento di come attrarre abbondanza?
Mi trovi qui https://valleluminosa.net/
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Quanto incide il karma nella nostra vita? Sai che fermare i venti del karma per risolverlo, venti che soffiano ciclicamente nella nostra vita è possibile?
Non sto a elencare le 12 leggi di cui ampiamente si trovano riferimenti ed istruzioni. Il concetto di "venti del karma" potrebbe essere un tentativo di sintetizzare o semplificare alcuni dei principi chiave del karma nelle tradizioni spirituali orientali.
Ciò su cui vorrei porre l’attenzione, riguarda invece il fatto che ad ogni azione segue indiscutibilmente una reazione che è differente però dal concetto di causa-effetto.
Questa azione e la seguente reazione non sono il fine ultimo di ciò che ci accade; contrariamente a quanto spesso si crede, non si tratta di una punizione bensì di un mezzo, il mezzo per sciogliere paure, attaccamenti e resistenze all’amore, un mezzo per risvegliare una verità interiore attraverso la conoscenza, perché la natura dell’Universo è proprio amore e conoscenza.
Il karma è quindi la volontà Universale di sciogliere lʼignoranza di dare per scontati degli eventi che abbiamo vissuto per produrre libertà e risveglio interiore.
Compiere un’azione infausta genera paura, che è ignoranza, ma come già espresso l’ignoranza non è contemplata dalla legge Universale e per questo motivo sciogliere la paura genera libertà.
Come si scioglie questa paura?
Entrandoci dentro a livello profondo attraverso delle pratiche mirate proprio a questo, a trasformare l’idea che abbiamo di una determinata situazione.
Abbandonare la paura non è un processo mentale, è un processo cellulare che si attiva proprio nel momento in cui si evoca quel particolare evento e se ne scorge la reale natura.
La vita quotidiana ci mostra gli episodi che viviamo da un punto di vista oggettivo; compresi invece dalla parte dell’Anima (è l'Anima stessa che li ha proiettati) avevano un intento diverso, che non riusciamo a scorgere perché invisibile, vuoto; un vuoto che necessita di essere colmato dalla verità interiore che spesso chiede di essere risvegliata, così come nel Tao in cui il bianco e il nero si compenetrano e l’una parte senza l’altra sarebbe solo una metà.
Questo, secondo il concetto di karma, è ciò che siamo venuti a fare, colmare il vuoto che la ruota del karma ci mostra, quell'incessante ciclo di rinascita e reincarnazione.
Le azioni compiute in una vita possono influenzare la natura e le circostanze della vita successiva.
Consentirci di identificare quando iniziano a soffiare, ci permette di riconoscerli e scioglierli o di fermare i venti del karma nel momento stesso in cui vengono riconosciuti.
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